“…e però i Dottori dicono, pater generat filium, cosi sempre attualmente predestina.”
Fra’ Girolamo Galluccio da Dinami, “Divina Predestinatione”, Venetia, 1565.
Padre Giovanni Fiore da Cropani, nel I volume della “Calabria illustrata”, riferisce come a Crotone “vi sono molte Famiglie Nobilissime di sangue”. Tra queste famiglie enumera i Gallucci (1). I Gallucci
o godettero di nobiltà, oltre che in Italia, anche in Francia (ramo Gallucci de l’Hôpital) e in Spagna (Galluccio de Valdefuentes).
Famiglia originaria Longobarda e discendente da Pandolfo Principe di Capua e Conte di Teano, Sessa e Carinola, dal quale discese pure la famiglia Marzano.I Galluccio passarono in Puglia dove edificarono il Castello di Galluccio.In questo Castello si ricoverò Ruggiero Conte di Sicilia quando fu obbligato a fuggire, perchè il Papa Innocenzo II non tollerando, come i suoi successori Callisto e Onorio, che Ruggiero si intitolasse Re d’Italia, lo assalì improvvisamente con forte esercito. Guglielmo figliuolo di Ruggiero andato in soccorso del padre, disfece l’esercito nemico facendo prigioniero il Papa e i Cardinali. Ma Ruggiero volle liberare Innocenzo II ed in cambio ottenne l’investitura delle terre conquistate, onde nel 1130 istituì la Monarchia nel nostro Regno. Entrò col Papa, in gran pompa, in Napoli che fino allora era stata sotto il dominio dei Greci, e vi furono per due mesi continue e magnifiche feste; dopo il qual tempo ritornato il Pontefice in Roma, trovando che era stato eletto l’Antipapa Anacleto di casa Pierleoni, si ritirò in Francia.La famiglia Galluccio à goduto nobiltà nelle città di Napoli ai Seggi di Capuano e Nido, Lucera, Sessa, Firenze, Bologna, Genova, Capua, Teano, Cotrone, S. Severino, S. Pietro in Galatina ed in Francia.Il ramo che godette al seggio di Nido era proveniente da Teano. Di tale ramo una branca si diramò in Cotrone verso la metà del secolo XV.Il ramo Galluccio Duchi di Tora, che spesso fu detto semplicemente di Tora, si estinse in quattro femmine. La prima sposò nel 1770 il Principe di arianello Giovan Francesco Filangieri, il quale cedette il titolo di Duca di Tora ad una sua sorella maritata nella famiglia Abbadessa. Le altre tre sorelle Galluccio si maritarono nelle famiglie Carafa Proncipi di S. Lorenzo, Caracciolo Marchesi di S. Agapito, e Minutolo Principi di Canosa.La famiglia de l’Hôpital in Francia fu originata da Giovanni Galluccio passato colà verso la metà del secolo XIV. Questa diramazione si divise in tre branche cioè Galluccio de l’Hôpital, Galluccio Vitrì e Galluccio di S. Mesme.Un ramo di questa famiglia passò in Lucera dove fu graduata delle 60 some di terraggio, che quella Città accordava alle famiglie di specchiata nobiltà che vi si stabilivano. Questo ramo si estinse in Giuseppe Galluccio Marchese di Apice il quale ebbe una sola figliuola maritata nel 1600 al marchese di Capriglia Caracciolo.Questa famiglia vestì l’abito di Malta nel 1554.Sorgono di Essa monumenti in Napoli nel Duomo e nella Chiesa di S. Domenico, in Lucera nel Duomo, ed in Piano di Sorrento.
Segue il lungo elenco di titoli dei Galluccio (43 baronie – tra cui quelle di Fornelli, Galluccio e Marzano, appartenute ai nostri avi – 1 viscontado, 2 contadi, 5 marchesati e 3 ducati), e delle famiglie alleate (tra cui i Protopapa). Nella sezione delle “Memorie Istoriche”, il Candida Gonzaga ricorda Ercole Galluccio, di cui dice:
Ercole – fondò nel 1495 nella Chiesa di Soreto la Cappella del B. Antonio di Padova. Seguì con altri Signori Federico d’Aragona quando riparò in Francia, essendo stato spogliato del Regno di Napoli
era uno dei pochi scampati alla strage dei Baroni fatta da Re Ferrante. Rifugiatosi primaa Crotone, dove si sposò con una Lucifero (donna Caterinella Lucifero, n.d.r.), proseguì per Arena su invito del conte che gli assegnò un suffeudo in Soreto e gli permise di iniziare una nuova vita. In Soreto nel 1495 fondò la Cappella di S. Antonio di Padova detta del Beato. Ma la sua sorte era quella di errare per il mondo e nel 1505 dovette lasciare in Soreto moglie e figli e rifugiarsi in Francia con Re Federico, le cui fortune volle condividere (2).
Figlio del barone don Ercole Galluccio fu il barone don Berardino Galluccio, che sposò una nobildonna di Casa Vetrò. Da tale unione nacque don Berardino junior, che sposò donna Olimpia Palombini,
nobile di Mileto, ed ebbe come figli don Stefano, don Giacomo, deceduto senza discendenza, e fra’ Girolamo, importante Cappuccino autore di una “Divina Predestinatione” recentemente riscoperta nell’Archivio Vaticano e ripubblicata dalla nostra Famiglia.
Era costui un francescano di alto intelletto e di costumi severi. Appena ci fu aria di riforma abbandonò, nel 1540, assieme ad un suo confratello pure dinamese, Fra’ Antonino, gli Osservanti ed entrò nei Cappuccini di cui fu l’antesignano in Calabria. Il Duca di Nocera, Signore di Soriano, Gerocarne, Filogaso, Pizzoni e Vazzano, marito di Eleonora Conclubeth, offrì a fra’ Gerolamo e confratelli un convento in Filogaso e li protesse dall’ira dei
Francescani di Arena, Borrello e Galatro che, sentendosi traditi, tentarono contro di loro ogni sorta di molestie.
Fra’ Gerolamo non si sgomentò davanti a tanta ostilità e predicò con coraggio e fervore il nuovo verbo della riforma francescana. Le sue opere furono edite in Venezia e fecero testo per quanto riguarda le origini e lo sviluppo del movimento francescano in Italia” (4).
Il barone don Domenico, primogenito di Don Stefano, sposò una nobildonna della Casa Saldanieri di Serrata, mentre il secondogenito, il dottor fisico don Lorenzo, sposò donna Elisabetta Catambron, da Dinami (ma probabilmente la famiglia era originaria di Isola Capo Rizzuto, nella cui cattedrale si trovavano le tombe di questa famiglia). È la discendenza di quest’ultimo che principalmente ci interessa. Dal barone don Domenico discenderanno le famiglie Galluccio-Protopapa e Taccone-Galluccio. Nella fotografia a fianco, particolare di un piatto di peltro settecentesco proveniente dalla Collezione Francesco Morabito (Roma, Vibo Valentia), è raffigurato lo stemma della Casa Galluccio-Protopapa, che così viene descritto dal Marzano nel lavoro sopra citato:
“Lo stemma di questa famiglia è d’argento con un gallo rosso, e dietro la testa di questo una rotella di sprone d’oro, sormontato da una corona di barone. Nel secolo XVIII… allo stemma sopra descritto venne inquartato quello di Protopapa, che occupa la parte superiore dello scudo, e ch’è parimenti d’argento con un leone rampante d’oro e tre stelle”.