La famiglia de Protospatarii , antichissima tra’ Greci, la passò in Italia, per quanto ne scrive Ferrante la Marra, Zaccaria protospatario, cioè principe della milizia, o ver capitano generale, il quale Zaccaria fu dall’imperador Giustiniano II mandato a condurgli prigione papa san Sergio circa il 698. Con tale occasione stabilitasi in Italia nella Calabria, vi fiorì sempre con molto splendore, per detto di d. Carlo Calà.
L’episodio citato fa riferimento ad un fatto storico che ha protagonista Zaccaria, protospatario imperiale, potente nobile della Corte di Bisanzio. Ma chi erano i protospatari? Una prima definizione la ritroviamo in “Forastiero” , opera in dialoghi di Giulio Cesare Capaccio, che ci dice che quello di protospataro era
…officio preeminente nella corte degli imperadori greci, che con altro titolo era detto primicerio della corte, overo gran principe. […].
In effetti, ancora nell’epoca di Zaccaria (VII secolo) il protospatario era un membro dell’alta nobiltà militare di Bisanzio; vicinissimo all’Imperatore, era a capo dell’esercito, e nelle processioni imperiali aveva l’alto onore di portare la spada imperiale.
Di Zaccaria, capostipite della famiglia, parla anche Paolo Diacono nella sua “Historia Longobardorum” (VI, 11):
Sic (sc. Giustiniano II) Sergium ponteficem, quia in erroris illius synodo, quam Constantinopolim fecerat, favere et subscribere noluit, misso Zacharia protospathario suo, iussit Constantinopolim deportari. Sed militia Ravennae vicinarumque partium iussa principis nefanda contemnens, eundem Zachariam cum contumeliis ab urbe Roma et iniuriis pepulit .
Conferma dell’origine bizantina della famiglia da Angelo Vaccaro in “Fidelis Petilia” (3):
Bene a ragione il collega Attilio Gallo rivendica nella sua “Cronistoria di Rocca di Neto. a Strongoli l’onore della nascita di una tale famiglia.Grande controversia, in verità, si dibattè fra gli storici sulla località di nascita di una tale famiglia. Molti storici nostri la ritennero di Cotrone – dove realmente detta famiglia aveva corpi feudali (Pratica 67, fascio 37, Casa Principi Strongoli) e l’odierna Caulonia (antica Castelvetere) la crede sua originaria ricordando i nomi di D. Giuseppe, vescovo di Bassano (libri della Curia di S. Zaccaria) ed Ilario, Protonotario Apostolico e Canonico della Cattedrale di Napoli, che interveniva nel 1704 al Sinodo diocesano, tenutosi nella Sede vescovile di Gerace Marina.A parte la notizia esplicita del volume 2288 dei Partium della R. Camera della Sommaria, f. 98, Archivio di Napoli, nella quale è detto “Mario Protospataro della Città di Strongoli, Barone della Rocca di Neto” sta qualcosa di più sicuro che noi abbiamo, con tutta diligenza, ricavato dallo spoglio dei fuochi. Nel R. Archivio di Stato di Napoli, nel volume 1365 dell’enumerazione dei fuochi di Strongoli per l’anno 1532, troviamo, al 203 fuoco, come nato e dimorante in Strongoli, Porfido Protospataro di anni 49, con relativa famiglia, e con maggiore precisione, nei fuochi del 1597 al n. 116, troviamo proprio annotato” Mario Protospataro del quondam Stefano di anni 12 “.Non v’è proprio dubbio dunque sull’affermazione del collega Gallo.La loro primitiva origine va però ritenuta nella gerarchia della Corte di Bisanzio (Protos – Spathé) ed erano originariamente i porta spada dell’Imperatore. Più tardi furono capitani della Guardia Imperiale di Costantinopoli.
Altre testimonianze storiche della casa Protospataro ci vengono fornite di nuovo da Padre Giovanni Fiore da Cropani che riferisce come a Crotone “vi sono molte Famiglie Nobilissime di sangue”. Tra queste famiglie enumera i Protospataro (4). Lo stesso (5) cita i Protospataro “descendenti da Gerace” tra le famiglie nobili di Castelvetere e (6) di Rossano; e nell’elenco, nel III volume dell’opera, delle famiglie con feudi, annovera anche i Protospataro, con riferimento alla baronia di Rocca di Neto (7). Padre Fiore ci conferma inoltre che Giuseppe Protospataro da Castelvetere fu Vescovo di Bovino circa il 1660 (8).
La famiglia abitava a Crotone già nel sec. XV [Jo. Antonio de Prothospatariis de Cotrone partecipa ai lavori di fortificazione della città, (9).] All’inizio del Seicento Perruccio, Alfonso e Scipione Prothospatari possedevano ancora una casa palaziata in parrocchia di S. Maria Prothospatariis (10). Scipione muoverà poi verso il contado di Borrello. Nel 1631 Mutio Prothospatario comprò da Francesco Campitello la terra della Rocca di Neto di cui la famiglia fu feudataria (11). I Protospataro edificarono in Crotone la badia regia di Santa Maria de Prothospatariis nella Pescheria.
I Protospataro furono baroni di Rocca di Neto (12) e di Croniti o La Sala. Cfr. anche Von Lobstein, “Settecento Calabrese” vol II pagg. 173-174
La famiglia da Crotone si diramò in altre città calabresi, in particolare Gerace, Castelvetere e Borrello, nelle cui nobiltà venne onorevolmente accolta (13).
Della presenza in Gerace da testimonianza Mario Pellicano Castagna in “Il feudo e la Torre della Galea e la famiglia d’Aragona De Ayerbe” (14). A pag. 357-358 il Pellicano Castagna parla dell’assassinio, avvenuto a Gerace nel 1567, di Giovan Giacomo Cicala, del quale furono accusati i Protospataro e i Bennati, “famiglie fra le più ragguardevoli in Gerace”. Della cosa si occupò anche il Cardinale Sirleto, che il 5 giugno 1574 scriveva al vescovo di Gerace perché intervenisse per far finire le discordie tra Giovan Leonardo Cicala, fratello dell’ucciso, ed i figli e i nipoti del M.co. Giovan Battista Protospataro (in nota si cita il Regesto vaticano per la Calabria del padre Russo, Vol. V pag. 9). La cosa si trascinò per le lunghe in quanto ancora il 18 novembre 1579, da un atto del notaio Melchiorre Muratore si apprende che era intervenuta una composizione tra i signori Alfonso, Beatrice e Laudomia Cicala, figli di Giovan Giacomo, con Geronimo e Fabio Protospataro e con Aurelio e Ferdinando Bennati. In Gerace, i Protospataro erano Giuspatroni della chiesa di S. Maria de Firro, e gli atti relativi a tale giuspatronato testimoniano l’uso della famiglia di trasmettere la titolarità dei propri privilegi per via femminile anche quando fosse stata presente la linea maschile.
Il 12 dicembre 1584 l’abate Giovanni Battista Spanò da Gerace fu nominato rettore della chiesa di S. Maria de Firro di titolarità della famiglia Protospatari. Fra i giuspatroni si ritrovavano i magnifici Baldassarre e Giovanni Battista Protospatari discendenti in linea maschile dal fondatore nonché i fratelli Giovanni Francesco e Baldassarre Spanò,nipoti del magnifico Enrico Spanò discendente della magnifica Mevita Protospatari a sua volta nipote di Nicola Protospatari
(V. Naymo, “Benefici laicali e giuspatronati nel Circondario di Gerace: strategie economiche, sociali e familiari”, in “Confraternite, ospedali e benefici nell’età moderna, Atti del II Colloquio di Studi Storici sulla Calabria Ultra”. Roma, Polaris, 2010, pag. 53 nota 25. Cfr. anche F. VON LOBSTEIN, Bollari dei vescovi di Gerace, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1977, pp. 96, bolla del 12 dicembre 1584)
In Borrello le prime notizie riguardano un Giulio Camillo Protospataro, abate della chiesa parrocchiale di Laureana dal 1568 al 1602; sappiamo che un Leonardo Protospataro fu Arrendatore della Seta in Borrello nel 1575 (15), e che nel 1569 risultano debitori della Badia di Mileto Ottavio e Fabrizio Protospataro (16).
Ma, dallo spoglio dei registri parrocchiali di Borrello, il personaggio centrale della famiglia risulta essere Scipione Protospataro:
“Altra famiglia antica, ricca e potente, che possedette suffeudi a Borrello, fu quella dei Protospataro, di cui un certo Scipione combatté, come capitano, nella guerra contro i Turchi durante la battaglia di Lepanto (1571); ed in premio a tale servizio, espletato con fedeltà e coraggio, ottenne dal re Tor di faro sino a Piedigrotta in Messina” (17)
Don Scipione, fratello di una Girolama Protospataro (che sposerà don Donato de Cardinis , da cui avrà donna Vittoria de Cardinis , battezzata il 12 marzo 1606), sposò donna Isabella Insardà ed ebbe tre figli: don Giovanni Antonio, donna Vittoria e donna Isabella. Giovanni Antonio sposò donna Anna della nobile ed antica famiglia Saldanieri di Serrata, che gli diede don Fabrizio, donna Maria, don Scipione e donna Antonella. Il primogenito, Fabrizio, ebbe nel 1629 la concessione della dogana e dei magazzini del ferro di Rosarno dal Re Filippo IV di Spagna, che nell’atto lo chiama “il nostro fedele e diletto Fabrizio“. Non ci è noto il nome della sua sposa; suoi figli furono don Francesco Protospataro, il quale sposò donna Francesca, figlia del barone Gerolamo Santacroce di Barletta (famiglia della quale si dirà in altra pagina) e di donna Diana Schipani; e il Dottor Fisico don Vincenzo, che nel 1673 ebbe la nomina a Protofisico e Protochirurgo del Regno di Sicilia dal Re Carlo II di Spagna (di lui Giuseppe Donzelli, nel suo Testo Farmaceutico Dogmatico e Spagigico, dice “…Vincenzo Protospataro Medico di quel grido, che hormai non si trova luogo, dove la sua fama, non habbia gloriosamente penetrato…”).
Don Francesco ricomprò nel 1654, per la cospicua somma di circa 10000 ducati, il diritto di dogana e magazzini del ferro già stato di suo padre. Dalla moglie donna Francesca Santacroce di Barletta ebbe un figlio, don Carlo, che il 18 gennaio 1864 sposò la magnifica donna Clara Argirò – Lacquaniti, figlia del dottor fisico don Filippo Argirò e di donna Giulia Maddalena Lacquaniti, dalla quale ebbe don Francesco Filippo. Donna Giulia Maddalena Lacquaniti, battezzata il 10 febbraio 1670, era figlia dell’ U.J.D. don Antonino Lacquaniti e di donna Vittoria Teotino.
Il magnifico don Francesco Filippo Protospataro, battezzato l’1 gennaio 1692 a Laureana di Borrello, fu sindaco dei nobili della stessa città nel 1742, e sposò la magnifica donna Rosaria Galluccio, figlia del dottor fisico magnifico don Lorenzo e della magnifica donna Elisabetta Catambron (v. Galluccio). Dal barone don Francesco Filippo e da donna Rosaria nacquero otto figli; il primogenito, il barone don Nicola Giuseppe, battezzato a Laureana il 20 marzo 1708, fu sindaco dei nobili di Laureana nel 1763 e si unì a donna Rosaria Godano, patrizia di Tropea. Da loro nacquero vari figli: Maria Teresa, Marianna, Domenico Gregorio Carlo, Carlo Bruno Agapito e Concetta. Il barone U.J.D. magnifico don Domenico Gregorio Carlo, primo dei due figli maschi, battezzato a Laureana il 6 novembre 1736, prese in moglie, il 13 aprile 1775, a Laureana di Borrello, la magnifica donna Maria Antonia Melchi , figlia dell’ U.J.D. magnifico don Giuseppe Antonio e della magnifica donna Francesca Contestabile.
Don Domenico Gregorio Carlo Protospataro fu sindaco dei nobili di Laureana nel 1786 – 87; dalla moglie ebbe due figli: don Nicola, che si sposò nel 1792 con donna Giulia Sanchez, patrizia di Seminara, figlia di don Giuseppe barone di Salica, che diceva di discendere da Garcia IV di Navarra; il matrimonio, per quanto ne sappiamo, fu improle; e la magnifica donna Francesca, che andò in sposa al nostro avo magnifico don Carlantonio Antonino Bruno Cuccomarino, alla cui morte il ramo primogenito dei Protospataro si estinse nella nostra famiglia. Don Domenico morì nella sua città natale il 18 maggio 1800.
I Protospataro nel Libro d’oro della Nobiltà mediterranea
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(1). Rubettino 2001, pag. 406
(2). Franz Von Lobstein, “Nobiltà e città calabresi infeudate”, ed. Frama Sud, pag. 151 n. 12
(3). Palermo, Roma, MCMXXXIII. XI
(4). Giovanni Fiore da Cropani, “Della Calabria illustrata”, ristampa fotomeccanica dell’edizione “In Napoli per li Socii Dom. Ant. Parrino, e Michele Luigi Mutii, M.DC.XCI”, vol I pag. 228; Arnado Forni Editore.
(5). Ibid. pag. 182
(6). Ibid. pag. 238
(7). P. Fiore da Cropani, “Della Calabria illustrata”, vol III pagg. 269 e 406, Rubettino 2001
(8). P. Fiore da Cropani,“Della Calabria illustrata”, vol III pag. 69, Rubettino 2001
(9). Dip. Som. fasc. 196, f.li 1, 2 (1485 – 1486) ASN
(10). ANC. 117, 1626, 128
(11). ANC. 108, 1631, 147
(12). P. Fiore da Cropani, “Della Calabria illustrata”, vol III pagg. 269 e 406, Rubettino 2001
(13). Cfr. in particolare Von Lobstein, “Settecento Calabrese” voll. I e III, ad vocem Protospataro
(14). In “Rivista Storica Calabrese”, a. X-XI n.s., 1989-1990, 1-4
(15). G. Crocenti, La valle del Marepotamo, Ursini editore, pag. 152. S.N.S.P. Ms. XXI B 14
(16). A.S.N. Badia di Mileto fasc. 13, 1573
(17). Fedele Fonte, “Laureana di Borrello”, Frama Sud 1983, pag. 144