Lo stemma dei Cucco Marino realizzato dall’Araldista Marco Foppoli per il nostro Albero genealogico
Serrata Mapp. 68: 1789/1791
f. 103 (o 403?)
Atti ad istanza di D. Carlantonio Cuccomarino di Serrata, che ha chiesto dichiarazioni [… stante?] il Beneficio sotto il titolo del Santissimo Rosario
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Per non rimanere in (… attesa?) i pregiatissimi comandi di V E a me communicati con sua venerata carta segnata sotto il dì 13 ottobre del prossimo passato Anno, in seguito d’istanza di D. Carlo Antonio Cuccomarino di Serrata di doverle io riferire ciò che mi occorre sulla natura e qualità del Beneficio sotto il titolo del SSmo Rosario eretto nell’Altare sotto (esso?) titolo in detta Serrata e di doverle parimenti rimettere, qualora vi esistessero le copie legali della fondazione ed erezione in […?] e dire in che maniera, come si era provveduto, ho fatto diligenziare le scritture beneficiali, che in questo archivio si conservavano, ed essendosi ritrovate quelle relative al suddetto Beneficio del SSmo rosario, ho fatto estrarre le copie dell’Istromento di Fondazione, e del Decreto di erezione che colla dovuta legalità compiego a V E rassegnandole in oltre che il (nomato?) Beneficio si è provveduto da questa Curia a nominare presentazione di quelli della famiglia Cuccomarino, come appare dagli atti istituzionali del Beneficio medesimo. Chè quanto debbo a V E in […?] adempimento de’ suoi autorevolissimi comandi, mentre implorandomi la continuazione di chi con profond’ossequio mi rassegno
Mileto 23 gennaio 1790.
D. VE Rssima
Mons. Salvadore Spinelli Vescovo
e Presid.e della Reg. Giunta di Catanzaro
[firma non leggibile]
Copia = In dei nomine Amen. Anno a […] Dni 1724 secunda indizione, die uno […?] septembri in hac terra Serrati […] comitatus Borelli sub Pontificato Ssmi […? 7 parole non leggibili] Benedicti Papa decimi tertii anno ejus [… 2 parole] Amen. [… 9 parole] ex roganti Pqo Bruno Cucco Marino a Melicuccà Soreti
[… quattro righe e mezzo non leggibili]
…come ha da molto tempo che per la gran divozione che ho portato e porto alle anime, ho pensato istituire un […?] Beneficio de jure Patronatus Laicorum sotto il titolo del SSmo Rosario e Purgatorio sopra l'[…?] miei Beni nominando, ed assegnando per […?] Beneficiante di detto Beneficio il mio germano fratello Ch. Domenico Fran. Antonio Cucco Marino vita sua durante, e per li discendenti legittimi […?] maschi ed in difetto le femine dal Dr. Fis.co Zaccaria Cucco Marino, pure mio germano, tutti coll’obbligo di celebrare, e far celebrare una messa la settimana nell’Altare e Cappella del SSmo Rosario e Purg.o eretto dentro questa Chiesa Parrocchiale di Serrata. Finchè detto Ch.o, e descendenti ut prima abiteranno qui, o nella Cappella ed Altare del Rosario di qualunque luogo […?] anderà, ed anderanno, ad abitare altrove per le Anime mie, e delli miei ascendenti, descendenti o collaterali, e colle condizioni, come segue. Pertanto oggi ind.o giorno in presenza delli sottoscritti testimoni, costituisco, eriggo e fondo detto Benef.o semplice sotto il medesimo titolo del Rosario e Purgatorio de jure Patronatus Laicorum ut supra, ed assegno, e consegno in dote […?] di detto […?] Beneficio in perpetuum. In primis assegno un annuo censo […?] di carlini trentasei per il capitale di ducati quaranta alla ragione
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del nove per cento dovuti d’Alfonso Guerrera e figli sopra la casa ad uso delli medesimi sita e posta in questo luogo di Serrata limite la casa di Fra.co di Dom.co Vinci di Mattia Piccolo di Fran.co e congiunti dell’Eredi di […?] dell’eredi di Fabrizio Raganesi, e altri, come per istrumento rogato a mano di Notar Carlo Guerrera allo quale. Item assegno in dote di detto Beneficio un […?] annuo […4 parole] di carlini quindici per il capitale di ducati quindici sopra le vigne del Ch.o Fran.co Cozia (?) […?], e poste in questa terra di Serrata in contrada La Chiusa (?) […4 parole] come per istrumento legato a mano del med.o Notar Paolo Guerrera allo quale. 3 Item un capitale di ducati 30 sopra la casa, ed arti […?] delli eredi di Dom.co Blasi comprati dal Rev. P. Giov. Blasi con miei propri danari, come a istrumento rogato per mano del medesimo Giov. Blasi allo quale. E più l’assegno e consegno tre carlini di censo ent.co, che mi devono ogni anno sopra le loro case site in Serrata, l’Eredi di Agostino […?], eredi di Fran.co Blasi e Gennaro […?], come per istromento rogato dal fu Notar Lorenzo Loccisano di Candidoni, allo quale. Item doto, assegno e consegno in dote di detto Beneficio la Chiusa, o (possessione?) (di dello?) Sig. Felice Soldanieri […4 parole] con le case vecchie e nuove poste in questo predetto luogo di Serrata di capacità di tomolate dodici in circa, (alborate?) di olivi, celsi neri, bianchi, vigne ed altri alberi fruttiferi, sita e posta in questo med.o luogo limite la via […?] da due lati le case di altri particolari limite la […?] convicinali per dove pure essa Chiesa ha l’entrada limite la vigna del con.to de’ Conventuali di Dorello di D. Domenico Gullo e di Giovanni Montorro.
Quali beni stabili, censi, e case, ut supra voglio che siano in perpetuo di Jus Patronato e […?] di detto Ch.o Dom.co Fran.co Ant.o Cucco Marino mio Beneficiario nominato ut supra e seguita la di lui morte delli descendenti di D. Fisico col peso di celebrare o far celebrare una messa la settimana nell’Altare del SSmo Rosario e Purgatorio
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eretto dentro questa mia Chiesa Parrocchiale di Serrata finché detto mio primo Beneficiato e descendenti ut supra dimorerà e dimoreranno in questo medesimo luogo, esso ditto primo mio beneficiario e descendenti ut supra dimoreranno in Melicoccà o in Napoli, in qualsivoglia altra terra, e casale, voglio che abbia l’autorità di celebrarla, e (darla?), e celebrare nella Cappella, o Altare del SSmo Rosario, e di trasferire detto jus Patronato con tutti[…?], ragioni e (dovunque?) il primo beneficiante […2 parole] descendenti abbiteranno ed essendovi dove abbiterà, ed abbiteranno Cappella o Altare del Rosario, che sempre siano obbligati od obbligato celebrarla, o farla celebrare nella Cappella del Rosario come pure se li discendenti del Sig. Dr. Fisico non saranno, o non sarà […2 parole] voglio che in tal caso detti discendenti Beneficiari prima della linea mascolina e poi della linea femenina in mancanza della linea mascolina […?] di porre un Cappellano […2 parole] ed eligibile dal Beneficiario pro tempore che debba celebrare detta messa a settimana nell’altare del Rosario e Purgatorio, dove dimorerà e dimoreranno detti Beneficiari pro tempore,e pagare a detto cappellano, celebrerà detta Messa la settimana (soli?) docati cinque e (+?) elemosina di detta messa la settimana ed il più renderanno detti beni ut supra donati siano di detti beneficiati […2 parole] ed in caso che detti beni stabili, censi e case ut supra donati si deteriorassero e rendessero meno di detti docati cinque voglio che tutto quello renderanno meno di docati cinque fossero obbligati detti beneficiari pro tempore far celebrare un anniversario per l’anima mia, con far celebrare tante messe quante potranno, quia più concedendo pure autorità a detto primo Beneficiario, e descendenti, ut supra, in caso si ritirassero od alcuno di essi si ritirerà ad abitare in Melicoccà, e vorranno trasferire detto beneficio nella Cappella del Rosario di detta terra possano, o possa ogni beneficiato, e successori, ut supra permutare o vendere detti beni
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assetti, e censi, ed applicarli in compra di altri beni terreni e densi del territorio detto Soreto o di altrove […alcune parole illegibili] e non permutandosi o non vendendosi detti beni ut supra, voglio che detto Primo Beneficiato e successori possano, e possa celebrare, o far celebrare una messa la settimana, epure far l’anniversario in mancanza di dette rendite dove dimorerà detto Beneficiario e successori beneficiari descendenti, ut supra, e detti Cappellani […3 parole]. Item voglio che (detto?) semplice beneficio sia de jure patronatum laicorum con tutti que’ privilegi e prerogativi che da’ sagri canoni […?] apostoliche, bolle pontificie e decretisono stati concessi […5 parole] in beneficio, e a favore de’ Jures patronatus laicali […alcune parole]. Item voglio nomino, creo e faccio primo beneficiario di detto beneficio a detto mio fratello germano chierico Domenico Francesco Antonio Cuccomarino
[7 righe non si leggono]
Beneficiato successore quale come dissi voglio che si è e siano li discendenti legittimi, e di legittimo matrimonio di Don Dr. Fisico Sig. Antonio Zaccaria Cuccomarino, e mancandosi di mascoli […2 parole] in tal caso coglio che detto jus patronato passo alle femine legittimamente descendenti da don Dr. Fisico, e mancandosi li discendenti mascoli e femine sia detto beneficio delli parenti collaterali, referendo sempre il grado più prossimo, e li consanguinei (alli?) affini, e li mascoli alle femine […2 parole]. E prometto congiurando racto pectori
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more la presente fondazione, dotazione e nomina ut supra sempre averla […?] grata, e ferma, e non revocarla o renunciarla. Pro quibus omnibus
[…la fine dell’atto è illegibile].
L’atto termina con la formula di autorizzazione all’istituzione del giuspatronato: bolla intestata “Hercules Michael ab Aragonia … Franciscus Cianus Vicarius Generalia…”, data in Mileto, il 2 gennaio 1725. I titoli di fondazione e il decreto della curia vescovile del 2 gennaio 1725, sono allegati al n. 274 di repertorio dell’Archivio Storico Diocesano di Mileto.
Onde chiarire l’estensione delle terre indicata qui e in altre pagine, si precisa che unatomolata corrisponde a circa 0,33 ettari.
Questo è uno degli atti più antichi al momento in nostro possesso circa la Casa Cuccomarino (o, meglio, Cucco, quindi Cucco Marino ed infine Cuccomarino).
Il primo della Casa Cucco di cui si hanno notizie certe è il Reverendissimo Sig.U.J.D. don Zaccaria Cucco (così viene indicato nell’atto di matrimonio del figlio Bruno), Regio Notaio, vivente nel 1705 e nato nella prima metà del secolo XVII. Di lui abbiamo un atto rogato nel 1705 in Melicuccà di Soreto, in cui il barone D. Prospero Protopapa, suo consuocero, vende, per la somma di 50 ducati, un fondo all’Arciprete Charny, della stessa terra.
Figlio di don Zaccaria, che aveva sposato Girolama (o Geronima) Protopapa, figlia di D. Giovambattista, barone di Suprà e Corticosa, fu D. Bruno, che sposò, l’11 maggio 1677, a Melicuccà, D. Dianora Marino da Arena, figlia del perillustrissimo UJD D. Stefano Marino e di D. Candida Rascaglia.
“…in viridario U.J.D. D. Stephani Marino…”
I Marino erano un’antichissima e nobile famiglia di Arena, da dove si diramarono in Nicotera e in Gerace, ove si ritrovarono ascritti a quel patriziato, e forse anche in Nicastro ed Amantea.
Nella prima metà del Seicento i fratelli Giacomo e Diego Marino di Arena, si trasferirono a Nicotera, dove dal matrimonio di quest’ultimo con donna Bella Casaforte, nascerà don Onofrio Maurizio Tommaso il quale, unitosi alla nob. Lucrezia Brancia della stessa Terra, avrà Margherita, che porterà nella famiglia del marito, don Giovan Battista Prenestino, l’eredità di questo ramo dei Marino. Fin dal 1250 risultano come proprietari in Arena (così come anche la famiglia Protopapa). Un Riccardo de Marino risulta possedere proprietà per tareni (tarì) 19 e grana 4 (1). La posizione di assoluto spicco della famiglia Marino nell’Arenese (ed anche, come si vedrà, in altre aree della Calabria Ultra) emerge chiaramente da un documento ritrovato di recente presso l’Archivio di Stato di Napoli (ASN, Regia Camera della Sommaria, Partium, 13 (ex Licterarum Parcium 4 anni 1523 usque ad 1534), ff. 209v-210r), datato 25 febbraio 1530, attraverso il quale la Regia Camera della Sommaria ordina ai tesorieri delle provincie di Calabria Citra ed Ultra di rispettare le franchigie di cui godono Giovanni Tomaso, Princivallo, Tiberio e Giambattista de Marino, figli ed eredi di Giovannello, in virtù del privilegio concessogli dal Vicerè Principe di Orange il 31 luglio 1529:
Pro heredibus magnifici quondam Joannelli de Marino de Melicucca.
Magnifice vir etc. Per parte deli magnifici Joan Thomase, Princivallo, Tiberio et Joan Baptista de Marino figli et heredi del quondam magnifico Joannelli de Marino de Melicucca de quessa ad vui decreta provincia è stato exposto in questa Regia Camera como presentandove lloro [sic] privilegio dela franchitia che teneno deli fochi et rata de loro beni et mercantie mobile et stabile, habiti et habende existente in le provincie de Calabria citra et ultra tanto deli pagamenti ordinari como extraordinari donativi regii et altri de qualsevoglia vocabulo imposti et imponendi ad epsi et loro heredi et successuri in perpetuum, concesso per la bona memoria del Illustrissimo Signor Principe de Orange tunc viceré, locumtenente et Capitaneo generale dela Cesarea M(aies)tà in quisto regno datum Neapoli ultimo mensis iulii 1529 et exequtoria de questa Regia Camera de super expedita data Neapoli in Regia Camera Summarie die XXV° februarii 1530, per vui seli fa difficultà in observarle dicta franchitia sub pretextu che non sono stati deducti li loro fochi in lo cedulario ad vui tradito et li pagamenti fiscali ordinarii sono consignati al serenissimo Re de Ungaria fratre de sua Cesarea M(aiest)à in loro grave danno, preiudicio et interesse, supp(lica)ce provedessemo a loro indemnità. Et parendone loro domanda iusta ve facimo la presente etc. che debeate observare et fare observare a dicti exponenti et loro heredi et successori la inmunità ad epsi concessi iuxta lo tenore et forma de dicto privilegio, littere exequtoriale et provisione de questa Regia Camera sup(ra) ciò ad loro instantia expedit. Le quale iuxta carum seriem, continentiam et tenorem le exequerite et observarite excomputando ala dicta università de Melicucca la rata ad epsi exponenti tangente per loro fochi et beni predetti. Non obstante che al cedulario expedito per questa Regia Camera non ne sia facta mentione acteso che ala liquidatione delo assignamento che de presenti se fa alla predetta Serenissima M(aiest)à del Re de Ungaria di quello li vene ad mancare [f. 210r] ad complimento deli ducati seymilia v’ha deducta dicta inmunità da quessa provincia et se li da, como è decto, lo equivalente excambio. Et cossì exequirite et non altramente, recuperando da epsi et etiam da dicta università quelibet anno testimoniale del excomputo de dicta franchitia, quale una con la copia auctentica dela presente ve saranno admessi et facti boni al rendere de vostri computi et la presente restituendo singulis vicibus al presentante. Non fando [sic] . Datum etc. Die decimo mensis octobris millesimo quingentesimo tricesimo.
Jhieronymus de Fran(cis)co locum(tenen)s.
Andreas Stinca rationalis
Jo(hannes) Bap(tis)ta Coronatus magister actorum
Il “Rev.mo Sig. Domenico Marino” e suo figlio D. Saverio Marino compaiono in un atto notarile del 1705, rogato in Grotteria, dove D. Domenico è proprietario di un trappeto. Altri Marino compaiono nei registri parrocchiali di Arena nella prima metà del 1700: il magnifico don Stefano appare come padrino di cresimati nei registri parrocchiali della Parrocchia di Santa Maria de’ Latinis il 22 aprile 1719 ed il 15 settembre 1731 è padrino al battesimo di Caterina Cesarelli, figlia del magnifico don Domenico e della magnifica donna Angela Speciali; il magnifico Nicola Marino è padrino di cresima di don Pasquale Cesarelli, l’8 giugno 1721, e di Gaetano Mandica, il 24 gennaio 1724.
La famiglia Marino risulta oggi estinta in tutti i suoi rami, essendo i Cucco Marini gli ultimi discendenti a portarne il cognome.
I figli di D. Bruno annessero al proprio il cognome materno, dando origine così alla famiglia Cucco Marino.
Figli di D. Bruno e D. Dianora furono :
Zaccaria I, nato l’11 febbraio 1681 e morto infante il 30 marzo 1684
L’U.J.D. reverendo don Bruno, nato il 23 marzo 1683 a Melicuccà e morto a Serrata il 6 gennaio 1736; Notaio Apostolico e parroco della Chiesa di San Pantaleone martire, ufficio che terrà dal 1707 al 1731.
L’U.J.D. chierico don Domenico Francesco Antonio (1694 – 3/03/1776)
Il dottor fisico magnifico don Antonio Zaccaria (Zaccaria II) nato a Melicuccà l’11 giugno 1687 e deceduto a Serrata il 20 ottobre 1753
La magnifica donna Elena
Dei quattro fratelli, due erano avviati alla carriera ecclesiale; di questi, Don Bruno (o Brunone), maggiore dei quattro, era parroco della parrocchia principale di Serrata, nonché Notaio Apostolico “per totum orbem”, come riportato nella bolla di istituzione del Giuspatronato sotto il titolo del SSmo Rosario: beneficio, dal titolo esatto “del SS. Rosario e dell’Anime del Purgatorio”, che era stato istituito all’altare omonimo nella Chiesa Parrocchiale di Serrata da don Bruno Cucco Marino già l’1 settembre 1704 mediante atto notarile rogato da notaio apostolico, col peso di una messa la settimana, la riserva del patronato, e l’assegnazione di una dote consistente in un fondo detto “la Chiusa” ubicato nel territorio di Serrata e confinante con i beni di Giovanni Montorro, che dava una rendita annua di venti ducati, più altri annui sei ducati circa in tanti censi. L’U.J.D. don Domenico Francesco Antonio, minore dei quattro, era chierico. Dei due fratelli laici, il magnifico D. Antonio Zaccaria (spesso indicato col solo nome di Zaccaria; in effetti l’unico documento con il nome Antonio è lo stesso atto di giuspatronato) era dottor fisico, ed aveva sposato la baronessa D. Eleonora, figlia o forse nipote del barone D. Prospero Protopapa di Infrataré. Di tale matrimonio non possediamo l’atto, né il contratto prematrimoniale – che sarebbe davvero interessante leggere – ma ne troviamo attestazione nella bolla di istituzione del Giuspatronato prima ricordato, oltre che nei registri parrocchiali ai battesimi dei loro numerosi figli. Don Zaccaria, che con donna Eleonora abitava lo splendido palazzo Cuccomarino di Serrata, di epoca rinascimentale e costituito da una cinquantina di locali, fu inoltre Sindaco del Contado di Borello nel 1747 (2)
Regia Udienza – D. Zaccaria Cucco,affiancato da D. Domenico Santacroce di Barletta, D. Antonio Argirò e D. Domenico Gallucci per la formazione del catasto
La sorella, D. Elena, era sposata con il fratello di D. Eleonora, D. Carlo Protopapa dei baroni di Infrataré, con il quale viveva in Melicuccà.
Come detto, non è chiaro se donna Eleonora fosse figlia o nipote di don Prospero. Negli atti di un processo celebrato nel 1736 presso la Corte Ducale di Soreto, conservati nell’Archivio Caracciolo di Arena (noto anche come Archivio Scalamogna) – consistente in una disputa tra il barone Protopapa e il magnifico don Zaccaria Cucco Marino, da una parte, e gli eredi dell’Arciprete Leone Charny, dall’altra, per un fondo chiamato Baccarigo – D. Prospero sostiene che tale fondo non fosse suo, ma di suo figlio, Gio. Battista, vivente nel 1705, e che, al momento dell’udienza, era posseduto dalla magnifica donna Alianora Protopapa e, a titolo dotale, dal magnifico D. Zaccaria Cucco Marino suo marito. Pertanto, Giovambattista Protopapa era figlio, probabilmente primogenito tenendo conto che nel 1705 era già proprietario di terre, del barone Prospero Protopapa, il quale, infine, aveva un quarto figlio, D. Francesco Protopapa, che sposò D. Raimonda Sciomà.
Dall’Archivio Storico Diocesano di Mileto, Fondo benefici, Cartella Serrata, apprendiamo che nella Chiesa parrocchiale di Serrata, all’epoca casale di Laureana di Borrello, oltre l’altare maggiore sotto il titolo di S. Pantaleone Martire, esistevano quattro cappelle universali: la Cappella sotto il titolo di S. Maria della Pietà, la Cappella sotto il titolo del SS. Rosario, di giuspatronato della famiglia Cuccomarino, la Cappella del SS. Sacramento e la Cappella della SS. Annunziata.
Nella stessa chiesa vi erano inoltre altre due cappelle di giuspatronato: la Cappella di S. Nicolò Vescovo, de jure patronatus gentilizia della casa Lo Giacco; e la Cappella di S. Maria del Carmine, anch’essa de jure patronatus gentilizia, delle case Cucco Marino e Macrì, la quale si governava dalle medesime con proprie rendite. Quest’ultimo giuspatronato era stato istituito nel 1748 dal sacerdote D. Domenico Cucco Marino e da Domenico Macrì di Serrata, con l’obbligo di celebrare due messe la settimana, destinandovi diversi censi che rendevano ogni anno ventitré ducati e che gravavano sulle terre denominate Lampalatro e Arcolitro (o Accolito ?) siti in agro di Serrata, Pignataro in Dafinà, la Forestella, li Cuturelli e S. Giovanni in territorio di Melicuccà di Soreto. I titoli con il decreto della curia vescovile del 2 dicembre 1748, sono allegati al repertorio distinto con il n. 278.
Sempre D. Domenico Cucco Marino risulta, nel 1767, fittuario del Beneficio di libera collazione sotto il titolo di Santa Maria dell’Idria eretto in proprio Altare del medesimo titolo dentro la Chiesa posta nel casale di Serrata. La Chiesa rurale con il titolo di Santa Maria dell’Idria era sita nelle adiacenze dell’abitato di Serrata, nel feudo detto Talaja (di cui la famiglia Galluccio e per successione la famiglia Galluccio Protopapa risultavano feudatarie ab antiquo), ed era stata voluta da D. Domenico Galluccio Protopapa di Caridà, che l’aveva dotata con atto notarile dell’1 novembre 1750. Per il mantenimento di detta chiesa era stato assegnato un fondo dell’annua rendita di cinquanta ducati. La Curia Vescovile di Mileto aveva emesso due decreti per assenso per l’edificazione, dotazione di chiesa, con trasferimento nella medesima del peso di due messe già gravanti alla chiesa parrocchiale di Borrello, secondo quel suo atto di fondazione, che soltanto vien citato nel primo dei due decreti. La chiesa confinava con i beni del rev. sac. Domenico Sarlo e quelli del sac. Bruno Montorro e di Antonino Luca Zullo di Serrata. Era “bellissima e di elegantissima forma e struttura, alta di palmi 22, larga e ampia palmi 17 e lunga 33 con un solo altare. Nelle vicinanze non vi erano altre chiese, ed era distante 2 miglia dal luogo abitato più vicino” (3).
Mancano i volumi pertinenti a detto Beneficio; solo fra le carte volanti di materia beneficiale, si è rinvenuto un foglio che porta in calce la seguente firma: Arciprete Domenico Cognetti Vicario Foraneo, dato dal Paese di Candidoni il 9 giugno 1767, nel quale foglio si trovano descritti i beni, e le rendite del beneficio medesimo:
“[…]tiene detto beneficio una coltura di terre costerose, ed aratorie, limite i beni della Mensa Vescovile di Mileto ecc. della rendita in ogni anno tumuli quattro di grano bianco, il quale computato alla ragione di carlini dieci il tumulo importa ducati quattro, fittata a Pasquale La Manna di Tommaso di Bellantoni, nel qual territorio si ritrova sita la coltura suddetta.
La terra detta Tomarchio nelle pertinenze di Borello limite i beni di Domenico Galluccio ecc. (omissis).
Altra terra detta Mallauni di salmate quattro limite i beni di don Orazio Merigliano, dell’annua rendita di tumoli sei di grano bianco; quali continenze di terre danno rendita annuale, e scomputato il grano alla ragione sopraccennata, di carlini dieci il tumulo, ducati venti, coltivate tutte, come si asserisce in detto anno 1767, a conto e carico di D. Domenico Cuccomarino del Casale di Serrata fittuario di detto beneficio”.
Si trattava, in definitiva, di una famiglia cospicua, con importanti alleanze familiari e titolare di almeno due giuspatronati ed una cappellania.
Don Brunone Cucco Marino si ammalò “di febbre maligna” il 25 dicembre 1735 e morì il 6 gennaio 1736. Venne sepolto il giorno seguente “cum pompa solemni more maioris in suo sepulcro … lapide posita” ( “… con pompa solenne, secondo l’uso dei suoi avi, nel suo sepolcro … dove venne posta una lapide” ) (4). Curiosa, per un sacerdote, la coincidenza di ammalarsi il giorno di Natale e morire il giorno dell’Epifania. Peccato che i cambiamenti occorsi in Serrata, tanto per opera della natura che degli uomini, abbiano distrutto le antiche chiese, negandoci così la conoscenza diretta della sepoltura di don Bruno e delle varie cappelle di cui si è detto fin’ora.
Il magnifico don Zaccaria e la magnifica donna Eleonora Protopapa ebbero numerosi figli.
Il primogenito, il magnifico don Carlantonio Mariano Domenico Gaspare Melchiorre Baldassarre Marino, venne battezzato a Serrata il 9 settembre 1727 (5). Destinato ad avere una vita splendida, fu invece protagonista di un’esistenza turbolenta e, a volte, infelice. L’elenco dei beni a lui intestati nel 1767 è riportato nel Libro dei Censi del Marchese di Arena e Duca di Soreto (6). Si tratta di un documento importante, perchè evidenzia, attraverso lasciti ereditari, la consistenza dell’alleanza delle famiglie Cucco e Marino, culminata, come già detto, con la nascita della famiglia Cucco Marino.
Don Carlantonio risulta essere stato sacerdote secolare in Melicuccà di Soreto nel 1775. Sappiamo che avverso di lui il 27 giugno 1776 venne inoltrata querela da parte di un tal Margiotta Francesco; secondo costui, don Carlantonio avrebbe ingerito illegittimamente nell’elezione del sindaco del tempo. La cittadinanza di Melicuccà era infatti divisa in due fazioni, avversarie da lungo tempo; una facente capo alla famiglia dei baroni Carnì (Charny) e l’altra alle famiglie dei cugini Cuccomarino – Protopapa, essendo don Carlantonio a capo di quest’ultima fazione. Don Carlantonio avrebbe, secondo l’accusa, utilizzato ogni mezzo, fino alla distribuzione di regalie, al fine di far eleggere a sindaco un uomo della sua fazione. Nel processo che ne seguì don Carlantonio venne assolto. Tuttavia, nel febbraio 1788, a seguito di un provvedimento emesso dalla Giunta di Napoli, il Vescovo di Mileto invitava don Carlantonio a ritirarsi in Serrata, sua città natale. Carlantonio, già avanti con gli anni, si ritirò a Serrata, abbandonando l’abito, e sposò la ricchissima donna Rosalia Baghalà, figlia del magnifico don Antonino Baghalà, banchiere, armatore ed industriale della seta di Palmi, dalla quale ebbe un figlio, Domenico Pietro Francesco Antonio, battezzato in Serrata il 24 ottobre 1789 e ivi deceduto infante, il 4 gennaio 1791. La madre del bimbo, donna Rosalia, moriva di parto lo stesso giorno 24 ottobre. Non conosciamo la data di morte di don Carlantonio, ma crediamo che non sia di molto posteriore.
Atto di matrimonio tra Domenico Cuccomarino e Paola Baghalà
Il secondo figlio del magnifico D. Zaccaria e della magnifica D. Eleonora Protopapa, il magnifico D. Domenico Carlo Maria, ebbe una fortuna del tutto diversa. Aveva sposato prima del 1755 un’altra figlia del banchiere – armatore Baghalà di Palmi, donna Paola, ed aveva ottenuto nel 1755 dal marchese Caracciolo d’Arena l’appalto della cedola fiscalaria per Soreto e San Nicola, ufficio che tenne fino al 1777. Trascorse una vita che immaginiamo tranquilla ed agiata, nel palazzo avito, ed ebbe sette figli (7):
donna Maria Antonia Eleonora Petronilla, battezzata il 23 mar 1755, madrina D. Petronilla Gioire “uxorata civitatis Palma”, per procura della vedova Maria Cucco;
don Francesco Antonio, battezzato il 3 luglio 1757 , madrina Maria Cucco – f. 12
don Carloantonio Antonino Bruno, battezzato il 13 agosto 1759 – madrina Maria Cucco – f. 32
donna Caterina, battezzata il 24 luglio 1762 , madrina Maria Cucco
don Antonio Maria Zaccaria Ferdinando, battezzato il 29 mar 1765, madrina Maria Cucco
don Giuseppe Maria Ferdinando, battezzato il 26 sett. 1767, madrina donna Anna Cuccomarino
don Francesco Antonio Zaccaria, battezzato il 7 giu 1770, madrina Angela Cordiano.
Delle figlie, donna Maria Antonia Eleonora Petronilla sposa il 16 dicembre 1785 il nobile don Carlantonio Gullo e muore a Serrata, per quel che sappiamo senza figli, il 23 ottobre 1802, all’età di 47 anni. Donna Caterina sposa il 3 maggio 1784 il nobile don Gennaro Aloe, da Dipignano in provincia di Cosenza, figlio di don Matteo e donna Felicia de Laurentiis.
Dei figli, don Francesco Antonio decise di intraprendere la carriera ecclesiastica; ma morì giovane, nel marzo 1779, mentre era novizio in Seminario a Napoli. Don Antonio Maria Zaccaria Ferdinando morì celibe il 15 settembre 1793; e Giuseppe Maria Ferdinando e Francesco Antonio Zaccaria probabilmente morirono in giovane età.
Domenico contibuì in modo sostanziale a consolidare il patrimonio della famiglia. Nell’Archivio Notarile di Palmi, numerosi atti rogati principalmente dal Notaio D’Agostino a partire dal 1770, dimostrano un’intensa attività di acquisto di terre da parte di D. Domenico.
L’unico figlio maschio di D. Domenico ad avere discendenza fu il magnifico don Carlantonio Antonino Bruno, che sposava il 24 Dicembre 1794 a Laureana la D. Francesca Protospataro di Laureana di Borrello, figlia del barone U.J.D D. Domenico Gregorio Carlo e della magnifica donna Maria Antonia Melchi (8).
Essendo stato il matrimonio del fratello di donna Francesca, don Nicola, con la nobile donna Giulia Sanchez di Seminara, improle, alla morte di donna Francesca l’antica e nobilissima famiglia Protospataro di Laureana si estinse nella famiglia Cucco Marino.
Qualche mese prima di sposarsi, l’1 luglio 1794, don Carlantonio aveva costituito una società per l’arrendamento delle sete dello stato di Soreto, del contado di Borrello e della baronia di Caridà.
«Nell’ambiente della seta erano diffuse le società per la gestione degli arrendamenti o degli appalti. Ne costituirono una l’1 luglio 1794 i Signori Carlantonio Cuccomarino e Angelo Aronne di Serrata, Luigi Cotronei di Caridà (ora San Pietro di Caridà), Francescantonio Faccioli ed il Notaio Giuseppe Giusto di Monteleone per l’appalto delle sete dello stato di Soreto (libre 1.114), del contado di Borrello (libre 1.763) e della baronia di Caridà (libre 1.280) per il quadriennio 1794-97 , con l’obbligo “di stare ogn’un di essi sì alla perdita se mai vi fosse su detti appalti, e pagare ogn’uno di essi la giusta rata, ed altresì lucrare la sua porzione in caso di lucro”. I componenti aggregarono altri cinque soci: i sig.ri Gennaro Aloe [cognato di Carlantonio, ndr], Giuseppantonio Faccioli, Antonio Gallucci, Carlantonio Gullo [anch’egli cognato di Carlantonio] e Giambattista Merigliano». (9).
Grazie a tale commercio, che probabilmente si appoggiava anche all’aiuto della famiglia materna, don Carlantonio accrebbe alquanto il già cospicuo capitale familiare; ed ulteriormente arricchì la propria Casa acquistando terre dalla Cassa Sacra.
Ecco la consistenza dei beni acquistati:
Nome (Località)
Estensione (Tomolate)
Valore (Ducati)
Pirello in Alia (Melicuccà)
2,75
120
Orto alle case di Runzo (Melicuccà)
0,50
50
Giotto e Mottola (Borrello)
18
1152,35
Chiusa di Frammatteo (Borrello)
36
2293,45
Cotronea (Borrello)
18
743
Olivitello (Serrata)
1,50
116,65
Majuli (Serrata)
2
45,50
Olivarello o Purgatorio (Serrata)
2,50
149,30
Annunciata (Serrata)
4
120
Santa Maria (Serrata)
5
430,20
Oliveto (Serrata)
10
853,40
Macrì (Serrata)
9
178,25
Totale
109,25
6252,18
“[…] Dunque, anche l’esperimento della Cassa confortò la trasformazione del territorio della Piana in quell’immenso oliveto che noi conosciamo, grazie al passaggio di circa 1300 ettari dalla Chiesa ai privati; nel dodicennio 1784 – 1796 tutto il comprensorio dovette assistere a una notevole attività di investimenti fondiari, tanto è vero che spesso alti prezzi si realizzarono proprio là dove gli acquirenti mirarono a impadronirsi contemporaneamente di più fondi e dei più estesi […]. A Laureana su 18 compratori quattro si assicurarono i tre quarti delle terre e del valore: Carlantonio Cuccomarino da Serrata (6382 ducati), Giuseppe de Marco da Laureana (3233 ducati), Giovambattista Merigliano da Caridà (2977 ducati) [socio di Carlantonio nell’arrendamento della seta, ndr], Geronimo Paparo da Laureana (2977 ducati); nel vicino distretto di Radicena, Francesco Antonio Zerbi acquistò per 823 ducati sui complessivi 2088 ripartiti tra undici compratori; a Polistena il solo Domenico Antonio Lombardo acquistò per 8000 ducati […]” (Nota 37: Per il Cuccomarino, cfr i vari contratti per notar Ammirà, 7 novembre 1791).(10). Da notare che il ricco Marchese Zerbi riesce a investire nella Cassa Sacra solo appena il 12% di quanto invece investe la famiglia Cucco Marino: solo 823 ducati… e già tale somma, all’epoca, era un capitale, se si considera che una buona “casa palatiata” con giardino poteva costare in Calabria, tra il ‘600 e il ‘700, tra i 70 e i 100 ducati.
D. Carlantonio e D. Francesca ebbero 6 figli.
Primogenito fu don Domenico Nicola Francesco Antonio Bruno, nato a Serrata il 13 aprile 1797, che fu sindaco di Serrata nel 1828 e nel 1838, e che nel 1832 sposò donna Michelina d’Antona di Acquaro, figlia del nobile don Domenico e donna Anna Bardari.
Don Domenico e donna Michelina ebbero cinque figli:
don Carlantonio, nato a Serrata il 7 aprile 1834 a Serrata, ed ivi morto l’1 maggio;
don Francesco, nato a Serrata il 21 agosto 1835 ed ivi morto il 29 marzo 1853
donna Maria Francesca, battezzata a Serrata il 25 gennaio 1837, che il 20 gennaio 1867 sposerà il cugino don Carmelo Cuccomarino, figlio dello zio Carmelo e di donna Gaetana Filaci
don Domenico, battezzato a Serrata il 12 ottobre 1838 (Libro dei Battesimi del 1827 n. 464), che sposerà donna Giuseppa de Fazio, dalla quale avrà come unico figlio, nel 1862, don Pasquale, morto senza discendenza.
L’UJD M.co D. Francesco Cucco Marino
La mancanza di discendenza maschile di don Domenico Nicola Francesco Antonio Bruno trasferì la primogenitura ai discendenti del secondogenito di don Carlantonio e donna Francesca, l’U.J.D. magnifico don Francesco Antonio Maria Carmelo Antonino (ritratto nell’immagine accanto nella sua biblioteca), nato a Serrata il 6 gennaio 1800. Fu sindaco di Serrata nel 1824 e di Dinami nel 1833 – 34. Sposò il 10 marzo 1832 la baronessa D. Ippolita Galluccio, patrizia del seggio di Nido in Napoli, figlia di D. Francesco Galluccio, 10° barone d’Abruzzo, e della magnifica donna Maria Giovanna Magisano. Don Francesco e Donna Ippolita, dopo il matrimonio, si stabilirono a Melicuccà, andando ad abitare nel palazzo Cuccomarino, sito nella piazza principale del paese, davanti la chiesa arcipretale, ed oggi non più esistente, essendo stato sconsideratamente abbattuto in epoca recente per edificare sul suo suolo alcune orribili case. Ebbero tre figli: donna Maria Francesca e don Giuseppe,
Atto di morte dell’infante Giuseppe Cuccomarino
entrambi morti infanti; e l’U.J.D. D. Carlo Antonio Maria, che sposerà sua cugina, la baronessa D. Raimonda Protopapa. Don Francesco morì a Dinami qualche giorno prima di compiere i 35 anni, nella notte del 4 febbraio 1835.
Degli altri figli di don Carlantonio e donna Francesca, D. Nicola Giuseppe Maria Antonino, nato a Serrata il 29 gennaio 1804 e sindaco dello stesso paese nel 1857, e D. Carmelo Giuseppe Pasquale Stefano, nato a Serrata il 7 aprile 1807 ed ivi deceduto, colpito da un fulmine, il 25 settembre 1837, sposeranno rispettivamente le due sorelle donna Francesca e donna Gaetana Filaci, figlie di don Carlo e donna Carmela Migliori.
L’ultima figlia di don Carlantonio e donna Francesca fu D. Costanza, che morì a Serrata il 27 luglio 1824, all’età di 4 anni.
La discendenza primogenita
L’U.J.D. magnifico don Carlo Antonio Maria Cuccomarino fu l’unico figlio con discendenza di don Francesco e donna Ippolita Galluccio. Nacque a Dinami il 10 agosto 1834. Sposò il 16 novembre 1854, ancora minorenne, la cugina baronessa D. Raimonda Protopapa, figlia di D. Giuseppe Antonio, barone di Infratarè, Suprà e Corticosa, e della baronessa D. Maria Antonia de Felice di Poggio-
Atto di morte di D. Domenico Cucco Marino
Rangone.
Nel contratto di matrimonio tra Carlantonio e Raimonda, stilato il 16 nov 1854, Carlantonio, minore d’età, è rappresentato dallo zio don Nicola, delegato all’ufficio dal consiglio di famiglia in data 12 settembre 1854.
Il consiglio di famiglia era stato costituito:
Dal lato paterno da:
1) don Nicola Cuccomarino fu don Carlo Antonio di anni 50 proprietario domiciliato in Serrata, zio dei minore;
2) don Enrico Giuliani fu don Scipione di anni 28 proprietario domiciliato in Serrata, cugino in sesto grado del predetto minore;
3) don Francesco Cutelli fu Antonino di anni sessantadue farmacista domiciliato in Stillitantone, amico del ripetuto minore:
Dal lato materno da:
1) don Giuseppe Felici fu don Carlo Antonio di anni 52 proprietario domiciliato in Laureana, cugino in ottavo grado del minore;
2) don Giovambattista de Gullo fu don Filippo di anni quaranta proprietario domiciliato in Laureana, cugino affine in sesto grado del detto minore;
3) don Domenico Franzà fu don Antonio di anni 26, proprietario domiciliato in Laureana, cugino affine in sesto grado del ripetuto minore.
Il consiglio di famiglia sottolinea che a don Carlo Antonio “non conviene per suoi peculiari interessi stare nello stato celibe giacchè ha di bisogno un soccorso nella sua casa per le cure domestiche = che con molto vantaggio e con molto intendimento ha prescelto di sposare donna Raimonda Protopapa, figliuola dei coniugi don Giuseppe Antonio e donna Mariantonia De Felice di Melicoccà di Soreto, tanto per le ottime qualità morali della giovine istessa, che per le buone qualità della sua famiglia e stato finanziario, avendo promesso una convenientissima dote” .
La famiglia Protopapa – de Felice di Poggio-Rangone dota donna Raimonda di una serie di fondi valutati in 2000 ducati, dettagliati nel contratto di matrimonio.
Don Carlo Antonio e donna Raimonda avranno cinque figli:
donna Maria Antonia, nata il 4 dicembre 1856 e morta il 25 novembre 1862;
don Francesco Cuccomarino, nato nel 1858 e morto senza discendenza;
don Giuseppe Antonio, nato il 2 ottobre 1858;
donna Maria Teresa Ippolita (ritratta nella foto a lato) nata il 16 maggio 1861, che l’11 luglio 1887 sposerà il nobile don Giuseppe Antonio Morabito di Laureana. Il matrimonio sarà senza figli.
Il portone di Palazzo Prostimo a S. Pietro di Caridà
Carlantonio morì all’età di 40 anni, il 17 ottobre 1874, a Dinami.
Il figlio don Giuseppe Antonio, l’unico con discendenza, sposò la nobile donna Maria Gesuela Prostimo, di Caridà, ed ebbe tre figli:
don Francesco Saverio Maria, nato il 7 aprile 1896 a Dinami;
Francesco Saverio Maria Cuccomarino con in braccio il figlio Giuseppe Antonio Maria
don Carlantonio, nato il 7 aprile 1897 e morto nel 1898, a Dinami;
don Carlo Diego Maria, nato il 24 aprile 1898 a Dinami.
D. Francesco sposò la nobile D. Bianchina Teresa Ernesta Capodieci di Patti, in provincia di Messina. Ebbero due figli. Il primo, l’avv. D. Giuseppe Antonio Maria, nacque a Dinami il 18 febbraio 1830. Donna Bianchina moriva due anni dopo, di parto, insieme con la figlioletta che stava dando alla luce. Don Francesco morì a Reggio Calabria il 15 giugno 1977.
Don Carlo sposò la cugina Maria Teresa Protopapa, figlia naturale del barone don Francesco Protopapa, a sua volta figlio di don Vincenzo Protopapa, fratello di donna Raimonda, e D. Carolina Mileto. Morì il 27 marzo 1980 a Dinami. Con la morte senza eredi maschi del barone don Francesco, l’antica e nobilissima famiglia Protopapa si estingueva nella famiglia Cucco Marino.
Giuseppina Eleonora Clara Matilde Lombardi
L’attuale linea primogenita della famiglia è pertanto costituita dalla discendenza dell’avv. D. Giuseppe Antonio Maria, scomparso ad Orbassano (Torino) l’11 dicembre del 2011. D. Giuseppe Antonio Maria sposò D. Giuseppina Eleonora Clara Matilde Lombardi, dei Lombardi d’Arena, figlia della nobildonna Angela Furfaro Capitanello, dalla quale ha avuto il Dr. D. Salvatore Francesco Maria, Medico Chirurgo specialista in Chirurgia Generale. D. Giuseppina è tornata alla Casa del Padre il 12 marzo 2023.
2009: l’Avv. Giuseppe Antonio Maria Cuccomarino, nella splendida Cattedrale di Gerace, la sera del battesimo di Maia, sua prima nipote.
Bianchina Teresa Ernesta Capodieci ritratta all’età di 16 anni
ARMA DEI CUCCOMARINO: D’azzuro alla banda d’argento, caricata da una stella (6) d’azzurro accompagnata in punta da un cucco al naturale, in piedi sopra un colle di verde. (A
inizio pagina, lo stemma nella realizzazione grafica dell’araldista Marco Foppoli).
MOTTO: Dextera Domini fecit virtutem, dextera Domini exaltavit me
Stemma Cucco Marino in una cartolina natalizia dell’araldista Marco Foppoli.
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(1). G. Crocenti, “La valle del Marepotamo”, Ursini editore, pagina 47
(2). R.U. di Catanzaro, Cart. U 481 fasc. XVII
(3). ASDM, Borrello Cartella chiese e conventi, B.II.II.78
(4). Registro dei Defunti della parrocchia di Serrata, anni 1707 – 1777
(5). Serrata, Battesimi, Libro del 1707 (1707-1732) – padrini don Carlo Protopapa e la sua consorte donna Elena Cucco Marino – sorella del padre – di Melicuccà di Soreto
(7). I dati che seguono sono tratti dai Registri Parrocchiali di Serrata
(8). Parrocchia di Laureana di Borrello, Matrimoni 1753 – 1796 – 24 dic 1794: matrimonio tra il Magnifico Dominus Carlo Antonio Cuccomarino “loci Serratae” e la Magnifica Domina Francesca Protospataro “huius predictae civitatis”. F. 140
(9). Antonio Tripodi, “Scritti e documenti per la storia del monteleonese”, Edizioni Mapograf
(10). Augusto Placanica: “Alle origini dell’egemonia borghese in Calabria”, Società Editrice Meridionale 1979, pag. 112-113