Gli antichi Galluccio

Bernardo Candida Gonzaga, nella sua opera Famiglie nobili delle provincie meridionali d’Italia riferisce che la famiglia Galluccio discendeva da Pandolfo, Principe di Capua e conte di Teano, Sessa e Carinola.
Era questi Pandolfo V, conte di Teano, che fu principe di Capua dal 1022 al 1026; fu l’unico dei “Pandolfi” a cingere entrambe le corone, così che la sua identificazione è certa.
Di Pandolfo V conosciamo la discendenza. Come si vede, la famiglia si estinse nelle due discendenti, Sikelgaita ed Artrude, andate in sposa la prima a Gregorio conte di Carpaccio, la seconda a Guglielmo d’Altavilla, discendente di Guglielmo conte del Principato (è la stessa Sikelgaita che nel suo testamento, conservato nell’archivio di Cava, ci fornisce queste notizie).
La discendenza dei Galluccio da Pandolfo è testimoniata da almeno due lapidi tombali, una custodita nella Cappella dei Galluccio del duomo di Napoli, l’altra nel convento dei Cappuccini di Tora.
La prima è la lapide del sepolcro di Vincenzo Galluccio:
In antiquissimo hoc Gallucciorum familiae sacello
e nilensis regionis ordine patriciorum
a longobardorum viris principibus ortae…
La seconda lapide è a ricordo di Francesco Galluccio, benefattore del convento dei PP. Cappuccini di Tora:
 
Franciscus Galluccius
ex praeclarissima Pandulphi ac Gaufridi progenie
quorum alter Theani comes Capuae princeps
alter armis egregius ac numismatis celeberrimus…
Pertanto, è così confermata la discendenza dei Galluccio da Pandolfo V di Teano e Capua: ma da quale delle due pronipoti?
Questa è una domanda destinata, forse, a restare senza risposta. Una cosa, tuttavia, si può dire; Artrude
Stemma Galluccio da Filiberto Campanile, “L’armi o vero insegne dei nobili…”

sposava un Altavilla, discendente da Guglielmo del Principato; Sikelgaita sposava Gregorio conte di Capaccio, nipote di Guaimaro III principe di Salerno e figlio di Pandolfo di Capua, fratello di Guaimaro IV di Salerno. Una sorella di Gregorio, Teodora, sposò Goffredo d’Altavilla conte della Capitanata, e fu madre del famoso Tancredi d’Altavilla; non sappiamo se i discendenti di Gregorio e Sikelgaita si legassero ancora agli Altavilla, cosa peraltro tanto possibile quanto probabile, dati i legami tra le famiglie; e se così nascesse Goffredo, armis egregius ac numismatis celeberrimus, che passò in Puglia dove, secondo Filiberto Campanile (L’armi overo insegne dei Nobili, ove sono i discorsi di alcune famiglie, così spente come vive nel Regno di Napoli; Napoli 1680) “la famiglia Galluccio venisse da queste parti (in Terra di Lavoro, ndr) al tempo che i Longobardi si furono Signori della Puglia, onde in quella provincia edificarono un castello da essi chiamato Gallupzo”. Nell’immagine a fianco, lo stemma dei Galluccio come riportato nell’opera di Campanile.

Ad ogni modo, una delle teorie più accreditabili sull’identificazione di questo Goffredo Galluccio è quella esposta da Fabrizio Zarone nel suo “Teodora Galluccio”(Teano 1964) che, analizzando i fatti accaduti il 10 luglio 1139 nei pressi del Castello di Galluccio, quando Ruggiero II d’Altavilla fece prigioniero il Papa Innocenzo II e tutto il suo seguito, conclude che il familiare del Re accorso in suo aiuto nell’impresa non fosse uno dei due figli del Re stesso (Ruggero e Guglielo, all’epoca di 11 ed 8 anni), ma Goffredo, figlio naturale di Ruggiero I e quindi fratello di Ruggiero II, all’epoca comandante del Castello di Galluccio e, nel 1163, suo feudatario, col titolo di Cavaliere Napoletano.